venerdì 20 febbraio 2015

Lettera a don Franco Patruno

Gentilissima Paola,Siamo Massimo Dalla Torre e Clara Coppini, amici di Don Franco, dispiaciuti di quanto visto ieri a Casa Cini. Ti indirizziamo questa nostra lettera rivolta a Don Patruno, perchè pensiamo che tu sia la persona più vicina a lui.
Un abbraccio affettuosoMassimo e Clara

Carissimo Don Patruno,

scriviamo direttamente a te che sei nei cieli, sperando che nessuno ti abbia avvertito che ieri, sabato 21 febbraio, veniva inaugurata "Casa Cini" e, conseguentemente, non ti sia venuta la curiosità di volgere gli occhi verso quella che è stata la Tua Casa Cini per non soffrire quanto, e molto di più, di quello che abbiamo sofferto noi, testimoni inconsapevoli dello scempio attuato lì, in quel luogo straordinario da te "creato".
Si, inconsapevoli, perché dopo due anni che sei andato lassù, anche se sei rimasto vivo nei nostri cuori, volevamo tornare dentro Casa Cini per sentirti più vicino, presente, muovendosi in quegli ambienti e respirandone le atmosfere di allora. Ricordiamo la tua porta sempre aperta, la tua immediata accoglienza, la tua disponibilità e curiosità verso tutti, ma proprio tutti, non solo verso uomini di cultura, artisti, o altri personaggi importanti. E quelle stanze, magari con qualche segno del tempo - un pavimento in legno che scricchiola, qualche finestra con lo spiffero, le pareti da ritinteggiare - piene di oggetti, libri, quadri; di amici; di vita.
Ieri siamo entrati nell'edificio da un portone laterale all'ingresso principale, subito fermati ed invitati ad aspettare il nostro turno per una breve visita agli ambienti restaurati. Sul banco della reception notiamo un cartoncino piegato con scritto che le offerte per Casa Cini devono essere di 5,00 euro minimo.
Poi arriva un signore alto e di una certa età che solo oggi, dal giornale domenicale, apprendiamo essere tal Bruno Dell'Anna. Assieme ad altre tre persone (il gruppo non può essere maggiore di cinque per via della capienza dell'ascensore) in tutta fretta - ci sono altri che aspettano il turno successivo - ci conduce per gli ambienti rinnovati. Ogni tanto ricorda il tuo nome, additando per esempio la targa in tuo ricordo e qualche tuo disegno posti in un ambiente del piano terreno, ora aula attrezzata  per videoconferenze. Oppure quando ci porta nel tuo appartamento, nella tua camera da letto, precisando che sarà posto in locazione, assieme ad altri spazi di quel piano, perché il restauro è costato molto, anche per via delle "belle arti" che hanno preteso di mantenere alcuni caratteri dell'edificio, e perché la struttura costa. Seguendo i discorsi prettamente utilitaristici ed economici di quel tipo fastidiosissimo ed i suoi passi veloci, perdiamo l'orientamento, non riconosciamo più dove siamo. Magicamente ci ritroviamo nell'aula magna, quella in cui tu ci hai accolto con i nostri piccoli e semplici disegni del Cammino di Santiago. Prima, da qualche parte, ancora un pannello con i tuoi disegni ed il tuo nome di nuovo pronunciato dal quel tipo, ma si capisce benissimo che ti usa solo per fare apparire quegli ambienti senza più anima in continuità con il passato (forse non ti ha neppure mai conosciuto e comunque di te non gliene frega un cazzo). Ci viene indicato lo scalone per uscire, la visita è terminata.
Ora che ci siamo orientati, guardiamo da lontano la porta del tuo studio, chiusa. Con l'animo gonfio chiediamo che ne è stato di quel luogo straordinario, di tutte le cose contenute, dei libri della biblioteca, ricevendo risposte evasive. Una signora bionda del gruppo di visita si gira verso di noi dicendo "che tristezza".
Scendiamo la scala ed ecco allestito nell'atrio il buffet. No, non c'è niente da festeggiare, non vogliamo toccare niente, non vogliamo avere niente a che fare con questa gente. Appoggiati al muro, ci guardiamo attorno. Nessuno dei tuoi amici è presente, meno male; loro forse sapevano di come è stata trasformata la Tua Casa Cini e per rispetto e affetto verso di te si sono tenuti lontano da questa farsa; ci sentiamo a disagio, quello che vediamo ci ricorda alcuni quadri di Otto Dix, ed il suo modo grottesco di rappresentare un mondo popolato da individui cinici.
Ci dispiace Don Franco, perdonaci per la nostra impotenza ed incapacità ad opporre resistenza a questa gente e perdonali per la loro abissale, ma pericolosa, arroganza ed ignoranza.

Un abbraccio, tuoi  Clara e Massimo.






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